E alla luce di tale mission vanno lette le nomine ministeriali più importanti (uomini di fiducia del presidente): Daniele Franco all’Economia, Roberto Cingolani Energia e transizione ecologica, Enrico Giovannini alle Infrastrutture, all’innovazione e transizione digitale Vittorio Colao. E Roberto Garofoli sottosegretario alla presidenza del consiglio. Saranno queste persone, di grande competenza e di fiducia del presidente, a gestire i soldi, i cordoni della borsa sottratti completamente ai grillini: e non dico altro. E poi nomi di assoluto prestigio per la Giustizia (Marta Cartabia), per l’Università (Cristina Messa), per l’Istruzione (Patrizio Bianchi). Lamorgese agli interni è una conferma che non dispiace. Unica eccezione al principio di competenza, per i ministeri importanti, Luigi Di Maio agli Esteri, il quale ha avuto e avrà del resto un ruolo importante, nel gestire il suo partito, ai fini della stabilità dell’Esecutivo (ma ho la sensazione che la sostanza della politica estera sarà nelle mani di Draghi, quindi poco importa).
Per il resto ministri politici dosati, come è giusto che sia, in base al peso delle diverse forze politiche: non bisogna dimenticare che il governo dovrà ottenere i voti del Parlamento per governare, cosa che tanti (ingenui o in mala fede) dimenticano troppo facilmente. E se qualcuno (soprattutto a sinistra) ha cominciato a lamentarsi rimpiangendo il governo Conte, li invito a farsi un esame di coscienza davanti allo specchio: Cartabia al posto di Bonafede, per dirne una che basta per tutti. E poi, alcune nomine sono decisamente positive: Giorgetti allo sviluppo economico è un salto abissale rispetto al conte-bis, è l’anima produttiva del paese che avrà un referente pragmatico e degno di questo nome, il quale tra l’altro è l’esponente principale dell’ala moderata (e civile) della Lega. E anche Renato Brunetta, da ministro della P.A. (e accademico), sa cosa fare e in passato lo ha dimostrato; e poi da parecchio si batte come un leone per condurre il centrodestra in direzione europea.
Poi è ovvio che ciascuno abbia le sue simpatie ed antipatie: personalmente, lascio volentieri il ministero del Lavoro a Orlando, che pure non mi è affatto simpatico, ed apprezzo invece molto Mara Carfagna al Sud (le critiche alla quale sono a dir poco ingenerose: è l’anima liberale autentica di Forza Italia, nella quale ogni liberale non credo faccia fatica a riconoscersi).
Nel complesso, un abisso assoluto rispetto al governo giuseppi e alla stagione dell’uno vale uno (e il livore schiumante di gente come Scanzi e Travaglio ne è la conferma decisiva). In bocca al lupo presidente Draghi, viva l’Italia.
Gaetano Petrelli