– Anche la sfera sociale ne sta risentendo in modo preoccupante. Durante il periodo di lockdown, ci sono stati i rischi a una maggiore esposizione alla violenza di genere, dovuti dalla coesistenza domestica obbligatoria. Il tema della casa rimane preponderante: secondo l’Onu la chiusura delle scuole e dei centri diurni per le persone non autosufficienti sta aumentando la mole di lavoro domestico e di cura da una manodopera retribuita – asili, scuole, babysitter – a una che non lo è, che continua a ricadere principalmente sulle donne. Le donne spendono infatti in media 4,1 ore al giorno per i lavori domestici e la cura non retribuita di familiari, di contro gli uomini ne dedicano solo 1,7 al giorno.
Nella prima fase della pandemia le donne avevano reagito meglio degli uomini, forse perché c’è una maggiore propensione alla gestione più positiva degli eventi traumatici. Ma dalla fase 2 si è evidenziato un decremento pesante del benessere psico-fisico, ma anche un abbattimento della capacità di vedere, o almeno di cercare, gli aspetti positivi della crisi, con livelli di stress più alti degli uomini”. Lo afferma Claudia Manzi, docente di Psicologia sociale della Cattolica e coordinatrice del progetto Howcare.