“Il ritardo di vaccinazioni toglie sprint alla ripresa. Accelerare il passo è un primo elemento indispensabile per far fronte alle diverse conseguenze negative derivanti dallo shock pandemico che si è riversato su famiglie e imprese, aggravando la condizione generale del contesto economico e sociale”. Lo dice Confartigianato Sicilia, secondo cui il mercato del lavoro “sconta l’effetto-Covid con una perdita nel 2020 di 15 mila posti di lavoro in Sicilia, pari ad una contrazione dell’1,1%”. L’associazione rileva che l’Isola nel 2020 ha registrato un calo a doppia cifra dell’export di prodotti manifatturieri (-26,7%) e per l’export di micro piccola impresa (alimentari, moda, mobili, legno, metalli e altra manifattura) che ha segnato una riduzione dell’11,1%. I dati arrivano dall’Osservatorio economico di Confartigianato Sicilia, nel suo nuovo report “Prove di ripresa – Terza ondata e prospettive post pandemia per imprese e territori”. La ripartenza sarà comunque condizionata anche da fattori meno legati al contesto contingente: tra questi “la scarsa digitalizzazione della Pubblica amministrazione”.
In Sicilia l’87,7% dei Comuni, secondo Confartigianato, non offre almeno un servizio per i cittadini interamente in modalità online. Ci sono anche i ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione, con l’88,7% dei comuni che pagano le fatture oltre il limite di legge dei 30 giorni e con il 52,2% di questi che paga dopo i 60 giorni. A questi due dati siciliani si aggiunge “l’eccessiva burocrazia fiscale misurabile a livello nazionale e che vede l’Italia occupare il 128esimo posto nel mondo e l’ultimo in Europa per complessità e tempi necessari alle imprese per pagare le imposte e la durata insostenibile dei procedimenti civili”.
“Dobbiamo imparare a guardare avanti, ad analizzare la nuova realtà, le nuove esigenze, dobbiamo studiare i cambiamenti del mercato – dice Giuseppe Pezzati, presidente di Confartigianato Sicilia -. È certo che se analizziamo i numeri, le perdite dei posti di lavoro, il calo dell’export, non possiamo tirare un sospiro di sollievo. Ma è bene rimboccarci le maniche e investire. Investire in tutto ciò che può salvare la nostra economia. E guardare quindi alla formazione, alla digitalizzazione, al green. Le nostre imprese sono ancora strette nella morsa della crisi di liquidità. Ma dobbiamo sapere cogliere le sfide, come ad esempio quella dell’e-commerce nella quale, con la pandemia, si sono avventurate anche le piccole imprese. Non si può però pensare di fare a meno dell’aiuto della politica – aggiunge Pezzati -. Servono nuovi contributi a fondo perduto e misure per coprire le spese fisse. Riaprire le attività è un segnale importante, i nostri imprenditori hanno investito in sicurezza e prevenzione per poter garantire la salute delle persone e dobbiamo consentire ai nostri artigiani di lavorare”.