Carmelo Pullara: “Forse qualcosa non ha funzionato nell’attuazione del piano vaccinale”

“La stretta su 55 comuni e altri 100 a rischio, con tutta la regione siciliana a rischio giallo, non può essere attribuita esclusivamente alla responsabilità di chi non si vaccina, ma forse è giusto chiedersi se qualcosa non ha correttamente funzionato nell’attuazione del piano vaccinale”.

Lo ha dichiarato il deputato regionale Carmelo Pullara.

“La Regione siciliana – scrive Pullara – ha, come ben si sa, deciso in 55 comuni della Sicilia, delle restrizioni per fermare l’avanzata del Covid. Si tratta di comuni con una bassa percentuale di vaccinati, inferiore al 60% del totale della popolazione vaccinale e hanno una incidenza dei contagi nei sette giorni( 13-19 agosto) superiore a 150 casi per 100mila abitanti. Per questi centri-si legge nel provvedimento-si è resa necessaria e urgente l’emanazione di una ordinanza che prevede tra l’altro un tavolo permanente tra Asp e sindaci per raggiungere i target di immunizzati. Altri 100 comuni sono a rischio di restrizioni.

La responsabilità non può essere attribuita esclusivamente a coloro i quali sono riottosi alla vaccinazione, ma deve anche fare porre dei dubbi su quanto si poteva fare di più e non si è fatto, su quanto occorreva mettere in atto ed è rimasto solo intento sulla carta.

Mi riferisco  – spiega – all’accordo con i medici di medicina generale, ovvero con le farmacie, ovvero con i vari ordini professionali, ovvero ancora con la federazione medico sportivo italiana, Coni. Tutte iniziative rimaste sulla carta, come le vaccinazioni a domicilio. Così come il grido di alcuni sindaci, che richiedevano l’apertura di hub vaccinali nei propri comuni, rimasto inascoltato dalle direzioni nelle Asp. Come di contro invece, l’atteggiamento di taluni sindaci che nessuna minima iniziativa di tutela hanno posto in essere per evitare assembramenti.

Spero – conclude Pullara – che il governo regionale, con il supporto delle prefetture, riesca a porre in essere quanto nelle proprie possibilità per evitare alla Sicilia la zona arancione, che sarebbe una mannaia per l’economia, già duramente colpita, dalla quale il piccolo tessuto commerciale e imprenditoriale potrebbe non riprendersi più”.