La Doc Sicilia innalza il livello di tracciabilità e anticontraffazione delle bottiglie di vino: dall’1 gennaio 2022, infatti, tutte le bottiglie aderenti alla Doc Sicilia che verranno immesse in commercio avranno anche una fascetta come avviene già per le Docg (in Sicilia l’unica è il Cerasuolo di Vittoria). Una fascetta da applicare sul collo della bottiglia che si romperà al momento dell’apertura e diventerà quindi inutilizzabile dopo il primo utilizzo: un’ulteriore garanzia a difesa da eventuali truffe. La fascetta, serigrafata, avrà l’indicazione Doc Sicilia e un numero seriale. A supervisionare e gestire questo sistema sarà l’Irvo, l’Istituto regionale vini e oli che darà il proprio imprimatur a questo sistema di autenticità e qualità del vino. L’Irvo si occuperà dagli ordinativi alle attività di magazzino fino alla distribuzione agli imbottigliatori con la registrazione dei movimenti. L’istituto rappresenta, inoltre, l’unico ente pubblico regionale con la funzione di organismo di controllo riconosciuto da Accredia, ente nazionale per l’accreditamento, che si occupa del controllo e della certificazione, oltre che per Doc Sicilia, anche per Dop e Igp. Sarà utilizzata una piattaforma informatica, progettata da Canino Srl SB nella quale è stata implementata una sezione specifica dedicata alla gestione dei contrassegni. Tramite il portale le ditte effettueranno le richieste di fascette e vi saranno registrate cronologicamente tutte le relative movimentazioni di carico e scarico.
I contrassegni di Stato della DOC Sicilia, chiamati comunemente “fascette”, sono obbligatori per i vini a DOCG, mentre per i vini a DOC è facoltativo, potendosi usare in alternativa, quale sistema di tracciabilità, il numero di lotto, sistema tuttavia che presenta meno garanzie. Ma il Consorzio Doc Sicilia ha voluto sposare questa ulteriore forma di garanzia a tutela del prodotto e del consumatore.
Il nuovo sistema è stato presentato a Palazzo Orléans a Palermo, dall’assessore regionale all’Agricoltura, Toni Scilla, dal direttore dell’Irvo, Gaetano Aprile e dal presidente del Consorzio di Tutela vini Doc Sicilia, Antonio Rallo.
Le fascette, stampate dall’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, utilizzano particolari sistemi di sicurezza che certificano l’autenticità del prodotto e contengono sistemi anticontraffazione visibili e invisibili con tracciabilità gestita da banche dati. Sono forniti da una indicazione di serie alfanumerica e di un numero di identificazione progressivo che identifica ogni singola bottiglia immessa al consumo.
Le fascette, inoltre, contengono elementi a garanzia di tracciabilità e anticontraffazione dei vini a denominazione:
- prevedono un contrassegno realizzato dal Poligrafico con specifiche tecniche di stampa di sicurezza, tra cui l’utilizzo di carta filigranata e l’impiego di inchiostri fluorescenti;
- ogni contrassegno è unico in quanto dotato di un sistema di codifica univoco composto da un seriale, un codice di controllo e un datamatrix per la lettura tramite dispositivi automatici e l’interazione con l’app Trust Your Wine;
- le fascette vengono applicate sui sistemi di chiusura delle bottiglie in modo da impedirne il riutilizzo.
Lo stoccaggio e la distribuzione negli stabilimenti di imbottigliamento sono affidati ad una ditta esterna, Randazzo, con sedi a Carini (PA), Caltanissetta, Misterbianco (CT), Giammoro/Pace del Mela (ME) che provvederà all’immagazzinamento ed alla distribuzione delle fascette alle ditte, sotto lo stretto controllo ed imput da parte dell’Irvo.
“La certificazione del vino siciliano Doc è un passo avanti in termini di garanzia e sicurezza e deve avere la firma della nostra Regione – ha detto l’assessore Scilla – Con questo contrassegno, che accompagnerà ogni singola bottiglia, garantiamo la qualità a tutela del produttore e del consumatore. Il governo Musumeci ha fatto una scelta importante, rimettendo in moto l’Irvo e oggi abbiamo fatto un ulteriore passo in avanti, a sottolineare il risultato del lavoro egregio fatto dal Consorzio, in piena sinergia con la visione del governo regionale e con il lavoro dell’istituto”.