A pesare sulla categoria dei pescatori, dice il presidente di Fedagripesca Nino Accetta, è il rincaro del carburante spinto dal conflitto nell’Europa dell’est, ma anche “il maltempo e le norme per la riduzione dello sforzo di pesca”. Il raddoppio di cui parla Fedagripesca appare evidente confrontando i dati attuali con quelli pre-pandemia. “A febbraio di due anni fa un litro di gasolio agevolato costava dai 30 ai 50 centesimi, in base al luogo di rifornimento, mentre oggi si è superato un euro al litro”, spiega Accetta. Nei primi mesi del 2020, c’è da dire, le condizioni di mercato erano particolarmente favorevoli, tanto che il petrolio per la prima volta nella storia venne venduto a prezzo negativo. Due anni dopo le cose sono ben diverse. Accetta spiega quanto. “In termini percentuali il carburante, che prima copriva circa il 30 per cento delle spese giornaliere, oggi supera il 60 per cento”. Il presidente di Fedagripesca fa un esempio concreto. “Un peschereccio di medie dimensioni, che prima della pandemia impiegava circa mille euro di carburante al giorno, oggi ne impiega dai 2.500 ai tremila”.
Il discorso diventa ancora più complicato per imbarcazioni di dimensioni maggiori. “Non esiste soltanto lo strascico. Ci sono pescherecci molto grandi, per la pesca del pescespada, dell’alalunga, del tonno, il cui costo di carburante arrivava ai cinquemila euro prima già della pandemia”. Consumi enormi, che con il caro gasolio sono divenuti insostenibili. “Pensate quanto dovrebbero pagare oggi queste imbarcazioni per mettersi in mare”, osserva il presidente. Da qui la decisione di fermare le attività, soprattutto nella zona dell’Adriatico “ma anche qui in Sicilia, visto che in alcuni porti come quello Lampedusa, dove ci sono maggiori prezzi di trasporto, il carburante ha superato un euro e dieci centesimi al litro”. Nella lunga storia delle marinerie le oscillazioni del carburante non sono mancate, precisa Accetta, “ma una situazione come quella che stiamo vivendo oggi non si era mai verificata”. Una tempesta perfetta, appunto, con la grande onda della guerra in Ucraina che “rischia di darci il colpo di grazia”.
Una situazione che preoccupa anche l’assessore regionale all’Agricoltura Toni Scilla. “Nelle prossime settimane distribuiremo quattro milioni di euro di aiuti legati al Covid, dopo i 15 milioni erogati nel 2021”, annuncia l’assessore. Il tema del caro carburanti, tuttavia, merita un intervento specifico. “Dobbiamo valutare con Roma un contributo emergenziale, e sul lungo periodo semplificare le regole europee che impongono al settore dei lacci e lacciuoli spesso inutili”. Un altro aiuto, paradossalmente, potrebbe venire proprio dalla ferma obbligatoria. “Il ministero ha appena pubblicato il decreto, a breve pubblicheremo quello di recepimento regionale”. L’idea, spiega Scilla, è che le imprese possano sfruttare il periodo di ferma obbligatoria di trenta giorni per superare questo periodo, sperando di ricominciare a lavorare con una situazione energetica migliore.
“Dobbiamo difendere la specificità della pesca del Mediterraneo, che è ben diversa da quella dell’Atlantico e merita misure di sostegno adeguate”, conclude Scilla.
I rappresentanti delle marinerie italiane che nelle scorse ore hanno deciso lo sciopero incontreranno mercoledì il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, che ha competenza sul settore della pesca.