Il 12 giugno 2022 non si vota solo per le elezioni amministrative, ma gli italiani sono chiamati alle urne per i cinque referendum popolari abrogativi in tema di Giustizia, promossi da Lega e radicali, sono stati dichiarati ammissibili dalla Corte costituzionale lo scorso 16 febbraio.
Per la validità del referendum abrogativo l’art.75 della Costituzione stabilisce che la proposta soggetta a referendum è approvata se hanno votato la maggioranza (50%+1) degli aventi diritto al voto e se è raggiunta la maggioranza (50%+1) dei voti validamente espressi.
Cinque quesiti:
-Abrogazione della legge Severino
-Misure cautelari
-Separazione delle carriere
-Cambio sulla valutazione dei magistrati
-Riforma del Consiglio superiore della magistratura (Csm)
Nel dettaglio:
1: Al quesito numero uno troviamo l’abrogazione della Legge Severino, quella legge, dal nome dell’allora ministro della Giustizia Paola Severino, con il quale sono state introdotte delle disposizioni sull’incandidabilità di un politico a ricoprire cariche politiche o che introducono la decadenza del politico dal mandato. Dal 2013, chi viene condannato in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione e altri gravi reati non può partecipare alle elezioni per il Parlamento europeo e italiano, né a quelle regionali e comunali e non può assumere cariche di governo. Lo troveremo nella scheda per la votazione di colore rosso; Se vincerà il sì al referendum i concetti di incandidabilità e decadenza verranno abrogati e anche ai condannati in via definitiva verrà concesso di candidarsi o di continuare il proprio mandato. A decidere su eventuali divieti di ricoprire cariche tornerà a essere solo il giudice chiamato a decidere sul singolo caso, come è avvenuto fino al 2012.
2: Il quesito numero due vuole limitare le misure cautelari, limitazioni alla libertà personale che, in fase di indagine, il pm (pubblica accusa) può chiedere di applicare su un indagato. Lo chiede al Gip (Giudice per le indagini preliminari) che può acconsentire o respingere. Le misure cautelari si dividono in personale e reali. Le prime agiscono sulla persona (per esempio custodia in carcere, arresti domiciliari, ma anche la sospensione della potestà genitoriale), le seconde vanno ad agire sui beni (per esempio sequestro di somme di denaro, di conti correnti o di altri beni di proprietà di qualcuno). Affinché si possa avere una misura cautelare, ci deve essere uno degli elementi di garanzia. Sono tre: il pericolo che la persona indagata sia a rischio di ripetere il reato (pensiamo ad un omicida seriale); il pericolo di fuga (per esempio se una persona non sia stabile in Italia e abbia i soldi per fuggire); inquinamento delle prove.
Se vincerà il sì al referendum verrà abrogata la motivazione della «possibile reiterazione del reato» dai motivi per cui i giudici possono disporre la custodia cautelare in carcere o i domiciliari per una persona durante le indagini e quindi prima del processo.
L’obiettivo dei promotori del referendum, è ridurre il rischio che vengano detenute persone che poi, al termine del processo o dei processi, risultino innocenti.
3: Il quesito numero tre riguarda la separazione delle carriere dei magistrati. Se al referendum vinceranno i sì, il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera se vuole essere pubblico ministero o giudice e non potrà cambiare le sue funzioni, cosa che ad oggi avviene con il limite di quattro volte, se ne sussistono le condizioni.
4: Il quesito numero quattro del referendum mira ad abrogare le norme sulle competenze dei membri laici nei Consigli giudiziari; questi esprimono “motivati pareri” su diversi ambiti, tra cui le valutazioni di professionalità dei magistrati. L’analisi valutativa della professionalità e della competenza dei magistrati viene poi fatta dal Csm in maniera definitiva, ma esso decide anche sulla base di queste valutazioni.
Se al referendum vinceranno i sì, anche gli avvocati e i professori universitari parteciperanno attivamente alla valutazione dell’operato dei magistrati: finora ne sono stati esclusi.
5: Il quesito numero cinque va a modificare le modalità con cui si eleggono i membri del Csm. Intanto facciamo uno scatto fotografico di cos’è il Csm e quale è il suo ruolo. E’ un organo di rilievo costituzionale attraverso il quale la magistratura (civile e penale) si autogoverna, serve anche a garantirne l’autonomia e l’indipendenza. E’ composto da membri di diritto e da membri elettivi. I membri di diritto sono, oltre al Presidente della Repubblica (che lo presiede), il primo presidente della Corte di cassazione e il Procuratore generale della Corte costituzionale. I membri elettivi sono per due terzi eletti da tutti i magistrati di ogni ordine e grado e per un terzo sono eletti dal Parlamento, riunito in seduta comune, a maggioranza qualificata (almeno i due terzi dei votanti).
Se al referendum vinceranno i sì, verrà cancellata la norma che stabilisce che un magistrato per candidarsi al Csm debba presentare il suddetto numero di firme a proprio sostegno.
Con l’abrogazione dell’obbligo della raccolta firme, si tornerebbe alla legge del 1958, che prevedeva che tutti i magistrati in servizio potessero proporsi come membri del Csm presentando semplicemente la propria candidatura.