“Condividiamo la proposta di Ance Sicilia, che ha chiesto allo Stato di favorire lo sblocco dell’acquisto dei crediti fiscali del Superbonus 110 per cento da parte delle banche e degli intermediari finanziari e alla Regione di intervenire per sostenere il sistema creditizio siciliano in difficoltà”. Lo ha detto il segretario regionale della Filca Cisl Sicilia, Paolo D’Anca.
Quest’ultimo ha aggiunto: “Ci auguriamo che in futuro si prevedano delle forme di sostegno anche per le fasce più deboli, con interventi concreti per le case popolari, per la manutenzione delle scuole e degli ospedali. Perché solo così si può mettere in moto il rilancio dello sviluppo sociale ed economico di tutto il Mezzogiorno. Ben venga poi il potenziamento delle forme di controllo da parte dello Stato ma non è concepibile bloccare tutto con procedure burocratiche sempre più complesse che inficiano fortemente lo sviluppo produttivo delle imprese sane. Non è certamente questa la soluzione per evitare speculazioni o infiltrazioni malavitose. In vista dell’Election Day del 25 settembre – conclude – chiediamo a tutti i partiti politici di inserire nel loro programma gli aiuti alle imprese perché i bonus hanno certamente rappresentato una boccata d’ossigeno ma adesso con il blocco di tanti cantieri si teme una crisi senza precedenti, che rischia di far cadere nel baratro lavoratori e intere famiglie”.
L’Ance Sicilia chiede allo Stato di favorire lo sblocco immediato dell’acquisto dei crediti fiscali del “Superbonus 110%” da parte delle banche e degli intermediari finanziari e alla Regione di intervenire per sostenere il sistema creditizio siciliano in difficoltà nell’affrontare questa vicenda. Se ciò non accadesse, a breve l’Agenzia delle Entrate potrebbe richiedere ai proprietari degli immobili, con i cantieri fermi da mesi, di restituire le somme finora percepite più le sanzioni perché i lavori non sono stati completati nei termini. E occorre salvare da sicuro fallimento le imprese edili coinvolte che attendono da mesi di recuperare gli investimenti anticipati.
Nonostante il fatto che l’avversione ostinata del governo nazionale a questa misura abbia bloccato sin da maggio il recupero dei crediti e migliaia di cantieri, il ricorso al “Superbonus 110%” continua a crescere a dismisura: a luglio ha toccato numeri record. Infatti, secondo l’ultimo report dell’Enea, in Italia lo scorso mese gli investimenti ammessi a detrazione sono saliti a 39,7 miliardi per 223.951 cantieri, cioè 4,5 miliardi in più e +25mila cantieri in un mese rispetto ai 35,2 miliardi di giugno per 199.124 interventi.
In Sicilia incremento a luglio, con 15.427 ristrutturazioni per 2,7 miliardi di spese asseverate (erano 13.855 i cantieri a giugno per 2,4 miliardi di euro).
L’Ance Sicilia denuncia che “l’atteggiamento di ostinata avversione finora tenuto dal governo nazionale – che ha criminalizzato il ‘Superbonus’ dove operano le imprese sane, invece di concentrarsi sugli altri bonus edilizi più esposti a truffe con operatori senza scrupoli o appena nati – di fatto ha prima rallentato a gennaio l’acquisto dei crediti da parte delle banche e poi lo ha bloccato del tutto a maggio, quando ha ritenuto banche e intermediari “corresponsabili” dei controlli e delle eventuali truffe, ingenerando tensione e paura e l’obbligo di creare rigidi protocolli burocratici finora impensabili. Neanche la recente modifica normativa che consente l’intervento di un quarto cessionario ha sbloccato la situazione, dato che si attende ancora l’interpretazione autentica dell’Agenzia delle Entrate sulla “corresponsabilità”. Quindi banche e intermediari, secondo quanto le imprese riferiscono all’Ance Sicilia, in atto o continuano a non acquistare crediti perché ancora non sanno bene come e a chi cederli, oppure per coprirsi da eventuali rischi li svalutano eccessivamente: su ogni 110 euro ne pagano 97 e anche meno, contro i 100-103 di poco tempo fa. Costringendo molte imprese che non hanno sufficiente liquidità in cassa a rivolgersi a società finanziarie che, pur valutando di più il credito, chiedono interessi altissimi al limite dell’usura”.
Per tutte queste ragioni l’Ance Sicilia chiede al governo nazionale di semplificare questa misura che si è rivelata fondamentale per la ripartenza del Paese (basti pensare che il 30% dell’extragettito fiscale del primo semestre 2022 certificato dal Mef in 14,3 miliardi è generato dagli interventi finanziati con il “Superbonus” per 4,2 miliardi) e di sbloccare con norme chiare e di buon senso l’acquisto dei crediti fiscali.
Alla Regione l’Ance Sicilia chiede di intervenire in aggiunta allo Stato per sostenere il sistema creditizio siciliano che, a differenza di altre aree del Paese, ha minori capacità finanziarie e operative per rispondere velocemente all’enorme bisogno delle imprese di monetizzare gli ingenti investimenti approntati. E alle banche Ance Sicilia chiede di sostenere le imprese sane siciliane nel momento in cui saranno riaperti i plafond per i cantieri pronti a partire in tutta l’Isola, in atto bloccati proprio perché manca il cessionario finale dei crediti, le banche, appunto, che sono chiamate a compensare in questa occasione le mille difficoltà in cui si muovono in Sicilia gli imprenditori del settore delle costruzioni, supportando energicamente l’economia dell’intera regione.