Presa di posizione dei sindacati in seguito alle notizie sulle difficoltà legate all’iter burocratico per il riconoscimento delle integrazioni orarie, tanto da avere spinto la Regione a emanare una circolare esplicativa a tutti gli enti che ne stanno facendo utilizzo e che possono contare sui 10 milioni di euro stanziati in bilancio a suo tempo.
In una nota Ugl e Ale Ugl rappresentano questo stato di disagio: “Sin dai primi giorni del mese di settembre – sostengono il segretario regionale di Ale Ugl Vito Sardo e il segretario regionale aggiunto di Ugl autonomie Rosolino Lucchese – questi lavoratori hanno iniziato a svolgere le attività assegnate in plus-orario, ai sensi dell’articolo 6 della legge regionale 16/22 del 13 agosto 2022. Siamo adesso arrivati al giorno 20 ottobre ed ancora gli emolumenti dovuti a questo personale per le prestazioni già svolte, non sono stati nemmeno contabilizzati da coloro i quali ne hanno avuta assegnata la competenza”.
I sindacati prendono posizione dopo le tante polemiche e l’articolo di BlogSicilia in cui si parla di “corsa alle mance dei precari” relativamente agli Asu. Personale che svolge mansioni di “supporto” agli uffici ma che in realtà, secondo le organizzazioni di categoria, hanno una loro professionalità e oggi sono indispensabili: “L’integrazione oraria è sempre stata prevista da un decreto legislativo – si legge nella nota – e non risulta, pertanto, assolutamente alcuna regalia o mancia”. Ad essere fatto presente, poi, che questo personale è stato individuato con selezione pubblica agli allora uffici di collocamento con progetto approvati dalla vecchia Cri (Commissione Regionale per l’impiego) e sulla base del titolo di studio posseduto.
Secondo Ugl e Ale Ugl molti enti pubblici, specie i Comuni, potrebbero chiudere non essendo in grado di garantire i dovuti servizi alla collettività in assenza di questo bacino di personale precario: “Domandare, per credere, ai Sindaci!”. Sulle integrazioni orarie, a detta delle due sigle dovute e riconosciute, ci sono state molte lotte prima di arrivare al riconoscimento in aula delle somme necessarie. “Dopo un quarto di secolo trascorso da precari, corretti servitori della Res Publica – concludono Sardo e Lucchese -, come doveroso per ciascun pubblico dipendente, questi lavoratori dovrebbe trovare il giusto spazio per la legittima e definitiva stabilizzazione, provvedimento normato in Sicilia dall’applicazione della legge regionale n° 24/2000”.