Polemiche sulla gestione dell’acqua pubblica in Sicilia. Secondo alcune associazioni, la proposta di riforma avanzata dalla Regione siciliana potrebbe comportare una privatizzazione di fatto del servizio idrico, con un aumento delle tariffe per gli abitanti dell’isola. Sul tavolo il disegno di legge 1066/2021, approvato dalla Giunta regionale lo scorso sette settembre, che istituisce l’Ais, Autorità idrica siciliana, di cui fanno parte tutti i Comuni dell’isola insieme alla stessa Regione. Per Legambiente, l’autorità unica “nei fatti consegnerebbe a SicilAcque, la società monstre voluta da Cuffaro di proprietà della multinazionale Veolia, una posizione dominante nella gestione degli ingenti fondi pubblici del Pnrr e della prossima programmazione europea”. Immediata la smentita di Daniela Baglieri, assessore all’Energia: “Lo abbiamo detto più volte e lo ribadiamo: nessuna privatizzazione dell’acqua in Sicilia”.
La riforma proposta dalla Regione, secondo Legambiente, non risolverebbe nessun problema concreto ma “creerebbe ulteriori ritardi e confusione”. Per questo l’associazione chiede di applicare una norma già esistente, la legge regionale 19/2015, “migliorandola e adeguandola alle necessità di una gestione della risorsa idrica più equa, razionale e sostenibile attraverso il coinvolgimento del settore urbano, civile, industriale e agricolo”. In particolare, “occorre al più presto correggere le storture del sistema idrico siciliano, rivendicando innanzitutto la correttezza degli adempimenti contrattuali in capo a SicilAcque sugli investimenti effettuati e sulle tariffe applicate dal 2016 ad oggi riconosciute illegittime dal Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana”.
E’ sceso in campo anche il Forum acqua bene comune, secondo il quale il vero obiettivo del ddl 1066/2021 sarebbe di “salvare in extremis il contratto con Siciliacque spa per continuare a fare pagare ai siciliani una tariffa doppia, al gestore d’ambito e a quello di sovrambito”. La riforma creerebbe “strutture ridondanti, aumentando i costi di funzionamento che si riverseranno sugli utenti”, e depotenzierebbe le Assemblee territoriali idriche “trasformandole in organi periferici dell’Autorità idrica siciliana”. La legge aumenterebbe inoltre i poteri del presidente della Regione, “che nomina d’intesa con l’Assemblea d’ambito unico dell’Ais il Direttore Generale, e può sostituire il Direttore Generale con un commissario ad acta”.
L’assessore Daniela Baglieri, dal canto suo, ha replicato: “Da questo disegno di legge scaturirà finalmente un vasto Piano di riqualificazione delle reti di distribuzione e una corretta governance delle acque”. Per Baglieri la proposta “prevede l’istituzione di un unico Ambito territoriale comprendente l’intero territorio regionale, per garantire criteri di efficienza, efficacia ed economicità, nell’interesse pubblico collettivo, e un razionale utilizzo della risorsa idrica”. Nessuna violazione dei diritti dei cittadini, come paventato da Legambiente e dal Forum acqua bene comune, né delle disposizioni della Corte costituzionale. “Questo ddl non detta nessuna norma che disciplini la gestione della risorsa idrica in Sicilia, ma cerca di ridisegnare una nuova regia”.