Le ultime settimane vissute dalla politica orlandina sono come una gara ad ostacoli in cui notizie sempre più eclatanti si avvicendano incalzanti prima di raggiungere il traguardo. Non si avvista ancora la linea dello ‘stop’ e si arranca sempre, ed ancora, con la determinazione cocciuta di chi sa di non avere più fiato. Pagine e pagine di giornali on line e cartacei sfornano informazioni calde, ogni giorno meno gustose, ciambelle abilmente decorate purtroppo farcite di crema o marmellata ormai stantia. Una mortificazione per cittadini e amanti di una terra baciata da Dio che va degradandosi, va giù, precipita in una voragine che inghiotte tutto e conduce tutti all’inferno. Il “caso politico Capo d’Orlando” di fine estate non può che richiamare alla mente una gara podistica o una discesa negli inferi. Eppure c’è ancora chi crede che al traguardo o all’inferno non si giungerà mai perchè la politica in questa cittadina turistica è appannaggio esclusivo di una elitè di grandi saputelli del “so tutto io”. Ed allora, cosa dire a chi studia sociologia e statistica? Consigliamo di analizzare il caso di Capo d’Orlando, paese dalle mille potenzialità, baciato troppe volte da chi non anela al Paradiso. Se per caso, invece, ci fosse qualche temerario, giovane di buone speranze, che volesse provare a far cambiare direzione al declino in cui versa Capo d’Orlando, allora forse potremmo mandare in soffitta l’avvenutura vissuta in questi ultimi 25 anni e provare a scrivere un’altra storia, più seria e meno fallimentare.