Ci vorranno otto anni per rilanciare il trasporto ferroviario in Sicilia e in Italia, con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza che prevede di realizzare “infrastrutture rilevantissime” da qui al 2030. Sono le prospettive contenute nel rapporto Pendolaria 2022 realizzato da Legambiente, che analizza la situazione dei treni regionali e locali, focalizzandosi sul pendolarismo. Sul tavolo, per la Sicilia, ci sono numerosi interventi, dall’anello ferroviario di Palermo al raddoppio delle linee Palermo-Messina, Palermo-Catania e Messina-Siracusa,escludendo, per ora, l’alta velocità.
Il report descrive l’inadeguatezza della rete e la frequenza inadeguata rispetto alla domanda.
Il report Pendolaria ricorda comunque che la Sicilia è stata “la prima regione nel Sud Italia dove i pendolari possono viaggiare sui treni Pop, i convogli di ultima generazione di Trenitalia”. Si tratta di 25 treni elettrici, a cui a partire da quest’anno si aggiungeranno 22 treni ibridi denominati “Blues”, che possono viaggiare sia con propulsione elettrica che a gasolio colmando almeno in parte il gap di elettrificazione della rete dell’Isola. L’entrata in servizio dei 47 nuovi treni, sottolinea il rapporto, “permette la riduzione dell’età media dei convogli dai 24,5 anni a 7,6”. I nuovi acquisti rientrano nel contratto di servizio sottoscritto a maggio 2018 tra Regione e Trenitalia, “che prevede investimenti per oltre 426 milioni, di cui circa 325 destinati all’acquisto di nuovi treni per potenziare la mobilità regionale e metropolitana nell’isola”. A queste risorse vanno ad aggiungersi alcuni stanziamenti del Pnrr. Con i fondi del Next Generation Eu, infatti, “verranno acquistate nuove carrozze notte per i treni in Sicilia”.
Infine i dati sul costo dei treni regionali. In Sicilia il costo medio di una tratta di circa 30 chilometri è di 3,4 euro. I biglietti più cari sono quelli della Lombardia (4,1 euro), seguita da Liguria (3,9 euro) e Piemonte (3,7 euro). Dal lato opposto della classifica, i ticket meno cari sono quelli di Emila Romagna (tre euro), Puglia (2,7 euro) e Lazio (2,6 euro). In generale il costo dei biglietti regionali in Italia è più basso che in altri Paesi europei, come Francia e Germania. Per Legambiente il costo diverso dipende dal “binomio qualità mediocre/prezzi bassi”, ma il gap si sta progressivamente riducendo grazie ai nuovi treni in circolazione. Per il futuro, conclude il report, serve “una chiara prospettiva di investimenti nel servizio a coloro che oggi prendono il treno e a quei milioni di italiani che vorrebbero un’alternativa all’automobile”.