Il Senato ha votato la fiducia al governo Draghi con 262 voti a favore e 40 contrari. Una maggioranza molto ampia, che però non scalfisce il record dell’esecutivo Monti nel 2011 (281 furono i voti a favore). Riceve anche il primo segnale della discussione interna nel Movimento 5 Stelle che non converge unitamente sul neo premier: sono stati 15 i voti contrari del Movimento 5 stelle e otto senatori M5s non hanno partecipato al voto (solo 2 gli assenti giustificati). Uno strappo che peserà soprattutto nei prossimi giorni, quando si capirà se le perdite in casa grillina sono destinata ad aumentare o meno. E se l’esecutivo fresco di nomina non ha problemi di numeri, chi potrebbe uscire più acciaccato del previsto è l’intergruppo Pd-M5s-Leu: se le defezioni fossero definitive infatti, la coalizione uscente del governo Conte 2 avrebbe meno voti del centrodestra a Palazzo Madama (116 contro 134).
Oggi è la volta della Camera, dove dovrebbe essere altrettanto semplice ottenere la fiducia. I fari restano puntati sul Movimento 5 Stelle: i senatori in dissenso sono Angrisani, Abate, Ortis, Moronese, Morra, Mininno, Giannuzzi, Lezzi, Lannutti, La Mura, Mantero, Granato, Corrado, Crucioli, Di Micco. Molti di loro, dichiarando la propria intenzione di voto, sono stati durissimi nei confronti del Governo nascente. Tra questi nomi, pesano quelli dei volti storici del Movimento, come Barbara Lezzi e Nicola Morra. Numeri che ora aprono uno squarcio all’interno del Movimento.