La tensione sui prezzi nella fase post-pandemica e con la guerra in Ucraina in corso influisce sui mercati, sia sul prezzo all’origine che sui volumi di commercializzazione nelle principali catene di supermercati sia in Italia che all’estero.
I maggiori costi dell’energia, dei materiali, degli imballaggi, dei trasporti che si riverberano anche sui macchinari, sui fertilizzanti e sulla manodopera, creano fribrillazioni e preoccupazioni agli operatori del comparto. Un quadro complessivo che crea pressioni ed incertezza sui margini per i coltivatori e gli esportatori di limoni.
Si registra una domanda attiva in termini di volumi, un dato che attesta che i livelli di consumo in ogni caso in Europa sono soddisfacenti, anche se la remunerazione riconosciuta dalle grosse catene di distribuzione non sempre sono allineate alle aspettative.
La domanda è ancora sostenuta, anche in presenza di un “effetto Covid” che gradualmente sta svanendo, infatti in questi due anni il limone siciliano è stato percepito come un prodotto sano e salubre e questo ha sorretto la domanda. Comunque in situazioni difficili, tenuto conto delle tensioni internazionali, esistono ancora opportunità, in particolare nel mercato del limone biologico.
Oggi dopo il declino iniziato agli inizi degli anni’70 – a cui ha fatto seguito la contemporanea avanzata dell’edilizia speculativa che ha depauperato la limonicoltura nel territorio, – nell’ultimo decennio è successo l’impensabile, un richiamo della terra per le giovani generazioni grazie anche all’apprezzamento sui mercati europei e nazionali del limone siciliano. Il Limone tra l’altro, prodotto iconico della tradizione siciliana, nella sua produzione estiva, il verdello, negli ultimi anni ha ripreso quota nei mercati riservando ai produttori soddisfazioni ed utili