La Corte di Cassazione ha reso note le motivazioni della sentenza con la quale, il 2 marzo scorso, ha annullato senza rinvio l’ordinanza del Tribunale del riesame di Messina che, sovvertendo la decisione contraria del gip di Patti del 17 marzo 2020, aveva disposto la custodia cautelare ai domiciliari, dell’ex sindaco Enzo Sindoni e di Andrea ed Antonio Paterniti Isabella.
In 13 pagine il perché dell’accoglimento dei ricorsi proposti dai legali delle difese contro l’ordinanza del Riesame a carico degli indagati, per le ipotesi di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, nell’ambito degli affidamenti del recente passato inerenti il servizio rifiuti nel comune di Capo d’Orlando.
L’indagine svolta della Guardia di Finanza di Capo d’Orlando ipotizzava irregolarità nelle ordinanze con le quali era stato disposto il servizio di raccolta dei rifiuti nel 2015 e nelle sponsorizzazioni all’Orlandina Basket che aziende legate al gruppo Paterniti avevano effettuato. La sostituta procuratrice Parialò aveva richiesto, all’inizio dello scorso anno, la custodia cautelare ai domiciliari per i tre indagati, richiesta respinta dal gip del Tribunale di Patti ma riaccolta dal Tribunale di Messina dopo il ricorso della Parialò.
Ma giudici della Cassazione, con una sentenza depositata lo scorso 20 luglio, hanno ritenuto “gravemente carente poiché del tutto assertiva” l’ordinanza del Riesame, con argomentazioni “generiche e illogiche”, con “argomenti del tutto generici per i quali manca la prospettata prova positiva” e “sostenuta in termini assertivi sulla scorta di dati del tutto ambigui”. Disposto dunque l’annullamento dell’ordinanza del Riesame di Messina perché “non individua elementi significativi” e “non tiene conto degli elementi che la difesa aveva indicato”, e per “la palese fondatezza dei motivi dei ricorrenti riferiti alle esigenze cautelari”
Enzo Sindoni, che è stato difeso dagli avvocati Carmelo Occhiuto e Maria Americanelli, ha dichiarato: “Mi auguro che i vertici della Guardia di Finanza, ai quali va la mia incondizionata fiducia, diano un’occhiata a come ha operato negli ultimi anni il comando paladino, e che la Procura di Patti sia ancor più attenta e critica a quanto le viene sottoposto al vaglio. Sono da anni oggetto di una incomprensibile caccia all’uomo che ritengo ingiusta in uno Stato di diritto. Qualcuno non ha avuto scrupoli ad utilizzare documenti di dubbia autenticità per indurre l’Autorità Giudiziaria ad agire contro di me, la mia libertà, il mio patrimonio. Ma come ho sempre pensato, anche nei momenti più difficili, il tempo è galantuomo”.