La Sicilia rappresenta 2/3 della superficie agrumicola italiana: si tratta di circa 60mila ettari sui 86.000 totali. I 60mila ettari sono così suddivisi: 44mila ettari ad arance, 12mila a limoni e 4.500 ettari ad altri agrumi e piccoli frutti. Un patrimonio che vale 15mila giornata di lavoro l’anno, senza contare l’indotto. E’ chiaro che quest’anno al consumo le arance “avranno un prezzo alto perché l’offerta è molto minore”, ma “la qualità sarà buona: chiediamo – dice Catania – al pubblico di non guardare al calibro ma alla qualità e di privilegiare l’acquisto di prodotti italiani. Mi auguro anche – spiega ancora – che con la Gdo si possa stabilire una regola per non aumentare indiscriminatamente il prezzo del prodotto. Spagna e Tunisia e Marocco copriranno la fascia di mercato che noi non riusciremo a coprire nè in quantità nè in qualità”. E se per quest’anno ormai non c’è più nulla da fare, i timori sono per la prossima campagna: “oggi servono i ristori economici alle aziende, se vogliamo che ci siamo una produzione la prossima campagna. Altrimenti partirà già compromessa”. Oltre ai ristori economici Cia Sicilia Orientale chiede “interventi immediati per l’agrumicoltura, con una norma specifica che dia la possibilità a chi ha perso o ha abbandonato l’agrumeto di reimpiantare per affrontare le prossime campagne”. Sotto accusa anche il ruolo dei servizi di bonifica che “nel 2023-24 non hanno dato servizi e irrigazione: gli agricoltori devono essere esonerati dal pagare le bollette dei ruoli irrigui e delle quote ordinarie peché dai consorzi di bonifica non hanno avuto servizi nè irrigazione. Il governo – conclude Catania -deve dire che gli tutti agricoltori siciliani vengono esonerati dal pagamento. E poi si deve abbattere il costo dell’energia elettrica perché chi è riuscito a produrre le arance tirando acqua in proprio dal sottosuolo ha consumato moltissima energia, e questo va a intaccare profondamente il suo reddito”. Infine, bisogna fare scattare “il fondo solidarietà nazionale che è scattato per i seminativi anche per gli impianti arborei della Sicilia, per fare poi partire tutti i meccanismi di carattere fiscale e tributario che possono aiutare il settore”, conclude Catania.
La siccità fa crollare del 30% la produzione di arance in Sicilia
Appena 660mila tonnellate, il 30% in meno di produzione rispetto alle 800.000 tonnellate del 2023 e, nello scenario peggiore, una riduzione del 40% del reddito degli agricoltori impegnati nelle produzioni agrumicole. Prezzi al consumo in crescita, con un sempre maggiore ricorso alle importazioni da Spagna, Tunisia e Marocco e un comparto, quello agrumicolo siciliano, che rappresenta i 2/3 della produzione nazionale di agrumi, che rischia di essere smantellato a causa dell’abbandono dei terreni agricoli. A fare delle difficili stime previsionali per la campagna agrumicola ormai alle porte è Giosuè Catania, presidente facente funzioni della Cia Sicilia Orientale in una intervista ad Askanews. Sotto accusa c’è sempre lei, la siccità, che ha già tagliato in modo pesantissimo in Sicilia la produzione di grano, olive e uva da vino. “In Sicilia – spiega Catania – non piove in modo importante da 18 mesi, si accavallano 2 stagioni di fortissima siccità. E’ vero che qui la siccità c’è stata sempre, e proprio per questo negli anni si sarebbero dovuti fare interventi che non si sono fatti”.A rendere ancora più anomala la siccità del 2024, un altro fattore fondamentale per la corretta maturazione degli agrumi e per la colorazione rossa delle arance Rosse di Sicilia: il freddo. “Qui manca il freddo – spiega Catania – le altre temperature con 22 gradi di notte hanno nuociuto molto alla maturazione degli agrumi e l’hanno anticipata di 15-20 giorni per le varietà precoci, favorendo anche degli attacchi di mosca”.
La conseguenza? Una raccolta precoce, che inizierà entro pochi giorni anzichè a fine ottobre, e pezzature più piccole del normale, pur se di buona qualità.Il punto è che le arance, pur se di piccola pezzatura, ci sono solo in quegli agrumeti “che hanno avuto disponibilità di acqua sotterranea e hanno potuto irrigare. Perchè “nella piana di Catania e nell’areale ennese, quelli caratteristici dell’arancia rossa Igp, sono stati abbandonati almeno 2.500-3000 ettari di piccole e medie aziende agricole che non hanno avuto la possibilità di irrigare”. I consorzi di bonifica, infatti, quest’anno “non hanno dato servizi nè acqua, perché gli invasi sono vuoti da troppo tempo” e nelle zone interne, “dove acqua non ne è arrivata per nulla, sono stati abbandonati agrumeti, grano e oliveti. Prima o poi queste zone – ha detto Catania – diventeranno distese di pannelli fotovoltaici”.