Davanti alle scuole siciliane ci sarà una unità mobile, un presidio per vaccinare quel 30% non ancora coperto. Questo mentre la Regione avvierà una ricognizione dei dipendenti pubblici sulla loro situazione vaccinale, ponendosi come obbiettivo il raggiungimento dell’80% della copertura fra i quasi cinque milioni di siciliani.
Non si tratterà di una imposizione, ha specificato il Governatore della Regione. Anche se, nella sua ordinanza, si prevede che i dipendenti che si rifiuteranno dovranno essere riassegnati ad un nuovo ruolo lavorativo.
“C’è stata una diffidenza umanamente comprensibile rispetto al vaccino AstraZeneca inizialmente somministrato proprio alla categoria del personale scolastico. Ma crediamo si debba superarla e con il mio assessore all’Istruzione, Roberto Lagalla, abbiamo immaginato di presidiare ogni istituto scolastico con delle unità operative mobili – ha spiegato Musumeci al Corriere della Sera – che individueranno, con il coinvolgimento dei dirigenti, chi ancora non ha ritenuto di vaccinarsi. Una riluttanza, voglio dirlo, che considero ingiustificata e ingiustificabile, visto il contatto che l’attività scolastica impone”.
Il vaccino “non è un obbligo in Italia, come sappiamo. Ma io penso che chi ha contatti con gli alunni dovrebbe essere vaccinato per poter lavorare – ha aggiunto il governatore – naturalmente non è materia di mia competenza. Mi auguro che da Roma arrivi presto una posizione chiara”.
Un progetto quello di Musumeci che rischia di arenarsi a causa di una falla nel suo meccanismo. Infatti, secondo il Garante della privacy non è adottabile l’ordinanza della Regione Sicilia n. 75 che obbliga gli enti pubblici, nel caso della scuola i Dirigenti, a raccogliere i dati dei dipendenti sul loro stato vaccinale al fine di “convincerli” a sottoporsi al trattamento.
“L’ordinanza – ha detto Pasquale Stanzione, Garante della Privacy – di un presidente regionale o provinciale – sottolinea Pasquale Stanzione – non rappresenta valida base giuridica per introdurre limitazioni a diritti e libertà individuali che implichino il trattamento di dati personali, che ricade nelle materie assoggettate a riserva di legge statale”. Adesso la Regione ha sette giorni di tempo per rispondere alla richiesta di informazioni da parte dell’autorità per la protezione dei dati personali.