Ricorso al Tar contro il Ponte sullo Stretto, “Progetto con impatto ambientale irreversibile”

Legambiente, LIPU e WWF Italia hanno presentato ricorso al TAR Lazio contro il parere favorevole con prescrizioni rilasciato dalla Commissione VIA sul progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, nonostante la Valutazione di Incidenza negativa. Il ricorso, a firma degli avvocati Daniela Ciancimino, Elio Guarnaccia, Enrico Mantovani e Aurora Notarianni, contesta le profonde carenze analitiche del parere VIA e la sua illogicità, considerando irragionevole la richiesta di approfondimenti su mitigazioni e compensazioni in fase di progetto esecutivo, dopo l’affidamento dei lavori. La frammentazione del progetto esecutivo in stralci, consentita da una recente norma, impedisce inoltre una valutazione complessiva dell’efficacia delle prescrizioni.

Il progetto del Ponte, secondo le associazioni ambientaliste, presenta un impatto ambientale gravissimo e irreversibile, non mitigabile né compensabile. La stessa Commissione VIA riconosce l’incertezza sugli effetti negativi del progetto su alcuni siti Natura 2000, ammettendo l’impossibilità di escludere impatti significativi. Nonostante le 62 prescrizioni imposte, il parere positivo appare contraddittorio e motivato da una volontà politica di procedere a tutti i costi.

Il ricorso evidenzia la mancanza di un’analisi dell’effetto cumulativo e sinergico degli impatti, obbligatoria per legge, e la mancata applicazione del principio di precauzione in merito alle problematiche sismiche e strutturali. Mancano approfondimenti sulle faglie attive e non sono stati effettuati test preliminari sulla resistenza dei cavi.

Le numerose prescrizioni della Commissione VIA, anziché migliorare il progetto, ne evidenziano le gravi lacune: indagini geologiche incomplete, valutazione insufficiente dell’impatto del particolato sui corpi idrici, mancanza di un piano di mobilità dettagliato, incertezze sull’approvvigionamento idrico, e sulla gestione delle terre e rocce da scavo. Anche la valutazione dell’inquinamento atmosferico risulta carente.

Lo studio sulla morfodinamica delle coste, richiesto dalla Commissione, avrebbe dovuto essere presentato in fase di progetto definitivo. L’imprecisione dei dati presentati, ammessa dalla stessa Commissione, compromette la corretta valutazione ambientale. L’approvvigionamento idrico per il cantiere solleva preoccupazioni in un territorio, come quello di Messina, dove l’accesso all’acqua per i cittadini non è sempre garantito.

La Commissione VIA ha richiesto integrazioni sulle metodologie di valutazione dell’impatto idrogeologico, evidenziando l’incompletezza dei dati presentati. Per i laghi di Ganzirri e Faro, la Commissione ha richiesto ulteriori studi sull’interazione con le acque marine, dimostrando l’insoddisfacente risposta del proponente alle precedenti richieste e l’incertezza sulla sostenibilità dell’impatto sull’area, confermata anche dall’Ente gestore della Riserva.

Il parere VIA prescrive l’aggiornamento del piano di monitoraggio della fauna, in particolare per la migrazione degli uccelli, riconoscendo l’impatto elevato e irreversibile dell’opera su una delle rotte migratorie più importanti d’Europa. Anche per l’ambiente marino, la Commissione richiede ulteriori studi su plancton, pesci e cetacei, e propone interventi di restauro ecologico per Posidonia oceanica, Pinna nobilis e coralligeni, senza però avere dati sufficienti per valutarne l’efficacia come misura compensativa.

La richiesta di un monitoraggio ambientale ante operam, per un intero anno, dimostra l’insufficienza degli studi presentati in fase di progetto definitivo. La Commissione chiede ulteriori analisi anche sulla fauna, considerando diverse fasce orarie, a conferma delle lacune del progetto. Il rilascio di un parere positivo in queste condizioni appare illogico e contraddittorio.